Il quadro politico e regolatorio dell’Unione Europea per il processo di decarbonizzazione

Il quadro politico e regolatorio dell’Unione Europea per il processo di decarbonizzazione

La sostenibilità, intesa come la capacità di sviluppo che soddisfa i bisogni attuali senza compromettere quelli delle generazioni future, rappresenta un concetto fondamentale, specialmente per il progettista.

Ma cosa implica oggi progettare in maniera sostenibile?

Il progettista, da sempre, è chiamato a prendere decisioni complesse e multidisciplinari che influenzano l’intero ciclo di vita dell’edificio. Egli deve infatti effettuare scelte progettuali affidandosi ad aspetti tecnici (energetici, ambientali, acustici, strutturali, architettonici, sicurezza antincendio), economici, finanziari, legislativi, aspetti legati al benessere, alla salute e alla sicurezza delle persone.

Le scelte dei professionisti che operano nell’ambito dell’edilizia sono fondamentali per l’impatto che hanno sull’ambiente, non solo dal punto di vista dell’uso razionale delle fonti energetiche, ma, più in generale, in termini di sostenibilità (si veda anche l’articolo “Sostenibilità, Superbonus 110% e progettazione” ).

Oggi, in un contesto in cui si è pienamente consapevoli dell’origine antropica dei cambiamenti climatici e in cui il settore edilizio è responsabile di circa il 36% delle emissioni di gas serra in Europa, la progettazione assume un ruolo cruciale nel processo di decarbonizzazione, processo di riduzione delle emissioni climalteranti in atmosfera.
Pertanto, parametri energetici e ambientali legati all’intero ciclo di vita dell’edificio diventano assolutamente prioritari.
Il progettista si trova ad operare in un contesto regolatorio a livello europeo e nazionale con obiettivi molto ambiziosi, sia in termini energetici che ambientali (legati, ad esempio, alle emissioni in atmosfera) e verrà chiamato ad utilizzare strumenti e metodologie che permettono una valutazione sempre più completa del costruito, attraverso quell’approccioolistico” che viene comunemente considerato l’unico in grado di guidare scelte davvero sostenibili.

Quali sono questi obiettivi?
Quali sono le strategie politiche all’interno delle quali vengono inserite le Direttive, che successivamente verranno recepite dai singoli stati membri e si trasformeranno in leggi e vincoli progettuali?
Come si inserisce la tassonomia dell’Unione Europea in questo contesto?

In questo articolo cercheremo di rispondere brevemente a queste domande, tracciando un quadro politico e regolatorio a livello europeo per giungere agli obiettivi di decarbonizzazione.

QUADRO POLITICO E REGOLATORIO DELL’UNIONE EUROPEA

Nel 2019, a partire dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, la Commissione Europea presenta il Green Deal europeo, all’interno del quale sono inserite una “serie di proposte in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990”.

L’obiettivo prefissato dai 27 Stati membri è quello di far diventare l’UE il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050.

Proprio per garantire questo obiettivo, all’interno di questo contesto si inserisce il pacchetto legislativo “Pronti per il 55%” (“Fit for 55%”) che include, tra le altre, la revisione di:

  • Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (EPBD - 2018/844) che promuove il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici dell’UE entro il 2030;
  • Direttiva sull’efficienza energetica (EED - 2018/2002) che mira a ridurre il consumo finale di energia a livello dell’UE dell’11,7% nel 2030, rispetto alle proiezioni effettuate nel 2020;
  • Direttiva sull’energia rinnovabile (RED - 2018/2001) per aumentare l’obiettivo a livello dell’UE ad almeno il 40% di fonti energetiche rinnovabili nel mix energetico complessivo entro il 2030.

In questi mesi [dicembre 2023, n.d.r.] è in corso il confronto tra Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo per l’aggiornamento dell’EPBD, la prima delle direttive sopra citate.

Questa direttiva è molto importante per il progettista, perché stabilisce i requisiti minimi di prestazione energetica e include strumenti e indicatori per valutare la prestazione degli edifici tenendo conto di molteplici aspetti, strumenti che presto diventeranno prassi corrente.

Per citarne alcuni: si ribadisce il concetto di passaporto dell’edificio (concetto già introdotto all’interno della versione del 2018 della stessa direttiva); viene altresì ribadita l’importanza di un indicatore atto a valutare quanto l’edificio sia pronto ad accogliere tecnologie smart (Smart Readiness Indicator); viene inoltre data molta importanza al Global Warming Potential (GWP), indicatore atto a valutare l’impatto delle emissioni in atmosfera di un processo.

Proseguendo con le iniziative in corso, all’interno del Green Deal europeo si inserisce l’ondata di ristrutturazioni (Renovation Wave), un’iniziativa chiave per promuovere l’efficienza energetica nel settore edilizio attraverso la ristrutturazione del patrimonio pubblico e privato, pubblicata nel 2020. L’obiettivo è raddoppiare il tasso annuale di ristrutturazione entro il 2030.

La Renovation Wave si basa su strategie a lungo termine a livello nazionale per la riduzione dei gas ad effetto serra, sulla Direttiva della prestazione energetica degli edifici (EPBD) e sul Piano Nazionale integrato per l’energia e il clima, concordato nell’ambito del pacchetto Energia pulita per tutti gli europei (Clean Energy Package for all european) adottato nel 2019.

All’interno di questo contesto, vi è poi il piano REPower EU che è stato lanciato nel maggio 2022, in risposta alle perturbazioni del mercato energetico mondiale con l’obiettivo di portare l’Europa ad un risparmio energetico, alla produzione di energia da fonte rinnovabile e alla diversificazione dell’approvvigionamento energetico.

Inoltre, in risposta alla pandemia da COVID-19, l’Unione Europea ha introdotto il piano NexGenerationEU, con particolare attenzione all’utilizzo dello strumento denominato “Recovery and Resilience Facility (RRF)”.

Attraverso il RRF, la Commissione Europea acquisisce finanziamenti prendendo prestiti sui mercati dei capitali e li destina agli Stati membri per implementare riforme e investimenti. Tra gli obiettivi principali vi è la promozione di economie e società più sostenibili, resilienti e pronte per la transizione verde e digitale, in linea con le priorità dell’Unione Europea.

Il RRF deve conformarsi ai principi del “Do Not Significant Harm” (DNSH - Non arrecare danno significativo), un principio che si basa sui dettagli specificati dalla “EU Taxonomy”. Quest’ultima è stata adottata per incentivare gli investimenti del settore privato in progetti ambientali e sostenibili, contribuendo così a realizzare gli obiettivi del Green Deal e dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Anche il settore finanziario si è notevolmente allineato ai principi della sostenibilità, noti come ESG (Environmental, Social, Governance). Nel 2018, la Commissione Europea ha elaborato un piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile, conosciuto come Action Plan. Questo piano si pone tre obiettivi principali: riorientare i flussi di capitali verso investimenti sostenibili per una crescita inclusiva, gestire i rischi finanziari derivati da cambiamenti climatici, esaurimento delle risorse, degrado ambientale e questioni sociali e promuovere la trasparenza e la visione a lungo termine nelle attività economico-finanziarie.

Gli obiettivi dell’Action Plan si sono concretizzati nel 2020 con l’emanazione del Regolamento UE 2020/852, che ha istituito la Tassonomia dell’Unione Europea. Questo regolamento ha l’obiettivo di creare un sistema di classificazione per le attività sostenibili. In Italia, la Tassonomia sta trovando riscontro nelle misure previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

A valle di questo breve excursus, possiamo confidare che il nuovo quadro regolatorio che viene dall’Europa possa innescare un vero e proprio cambiamento culturale nel settore dell’ambiente costruito, cambiamento che avrà al suo centro il progettista.

Naturalmente, in questo contesto di trasformazione, le software house affronteranno una sfida significativa. I software dovranno, infatti, assistere il progettista nella creazione di un modello digitale che possa essere costantemente aggiornato e interrogato dalle figure professionali coinvolte nel progetto e nella gestione dell’immobile. Ciò consentirà loro di effettuare valutazioni precise lungo l’intero ciclo di vita di un edificio, attraverso l’analisi di una crescente quantità di dati.

Pubblicato il: 18/03/2024
Autore: A.Gorrino – Progetti internazionali Edilclima, P. Soma – Amministratore Delegato Edilclima